Storia e carisma
La Congregazione
Alle origini della nostra storia: dalla nascita di Cesare al 1597
(Dalle Costituzioni – Introduzione e Parte Prima nn.1-6)
La Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana è sorta per opera di padre Cesare de Bus, “uomo di grande pietà, pieno di zelo per la parola di Dio”. Nato il 3 Febbraio 1544 a Cavaillon, in Francia, dopo una fanciullezza e un’adolescenza esemplari, tra i diciotto e i trent’anni, mentre cerca il suo posto nella società, prima come militare e poi come uomo di corte, Cesare finisce per perdere il primitivo fervore. Dio però, servendosi di due laici cristianamente esemplari, Luigi Guyot e Antonietta Réveillade, lo conduce gradualmente alla conversione, maturata nell’Anno Santo 1575.
All’età di circa 38 anni, completati gli studi, Cesare viene ordinato presbitero. Guidato dallo Spirito e toccato dalla miseria materiale e spirituale del suo popolo, causata dalla guerra, dalla carestia e dalla peste, sceglie di servire la Chiesa locale dedicandosi al ministero della predicazione e all’«esercizio della Dottrina Cristiana».
Padre Cesare, per un breve periodo, vive in relativa solitudine nell’eremo di S. Jacques a Cavaillon, dove trova luce e forza nella meditazione delle Sacre Scritture e nello studio del Catechismo Romano. Così fa sua la preghiera del salmista “Lampada per i miei passi è la tua Parola e luce sul mio cammino” (Sal 118,105). Questa esperienza lo conferma nell’intuizione che «non vi è mezzo più efficace per riportare sui sentieri della salvezza tante pecorelle smarrite se non il continuo esercizio di questa santa dottrina, colonna e fondamento sui quali poggia la Chiesa».
Nel suo cammino di santità e nella sua scelta catechistica, esercitano un grande influsso il Concilio di Trento, la vita e le opere di figure eminenti del suo tempo: San Filippo Neri con il suo Oratorio; Sant’Ignazio di Loyola e la Compagnia di Gesù, grazie anche al direttore spirituale il gesuita padre Pierre Pequet e, soprattutto San Carlo Borromeo, del quale padre Cesare, verso la fine della sua vita, affermerà: «Fui così colpito ed infiammato dal desiderio di imitarlo che non riuscii a trovare pace prima di aver compiuto qualcosa in questo senso».
Intorno a lui si costituisce un piccolo gruppo di ecclesiastici, dieci presbiteri e un diacono, attratti dalla santità della sua vita, dal suo entusiasmo apostolico e dal suo modo di fare catechesi. Il 29 Settembre 1592, a Isle sur la Sorgue, in Provenza, essi si riuniscono per trovare il modo più efficace di fare la Dottrina Cristiana, redigere alcune regole di vita comune, chiedere al Vescovo un luogo dove abitare insieme. Nasce così la Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana.
Le prime regole evidenziano la duplice finalità del nostro Istituto: l’esercizio della Dottrina Cristiana rivolto a tutti, in special modo ai piccoli e ai poveri, e quello della carità, attuata per mezzo della vita comune. In queste regole è previsto anche il voto privato di obbedienza; solo dopo la morte del Fondatore, per una maggior fedeltà dei membri, sono introdotti i voti pubblici di castità, povertà, obbedienza e la promessa di perpetua stabilità in Congregazione.
La Congregazione viene approvata da Clemente VIII, con il Breve Exposcit debitum del 23 dicembre 1597 che conferma la sua indole e la sua missione: istruire i bambini e il popolo semplice con l’annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione, l’insegnamento del Credo, dei Comandamenti e dei precetti della Chiesa.
In seguito, la nostra Tradizione fisserà l’eredità spirituale e apostolica lasciataci dal Fondatore nello stemma della Congregazione, formato da una croce ornata dagli strumenti della passione del Signore e dalle parole “In doctrinis glorificate Dominum” (Volgata Is 24, 15).
Sulla scia del Concilio di Trento, fino al Vaticano II
La Congregazione Dottrinaria, sorta nel solco del rinnovamento del Concilio di Trento, trova la conferma della sua vocazione nello spirito del Vaticano II. Essa è riconosciuta dalla Chiesa come Istituto clericale di vita apostolica di diritto pontificio con il nome di Padri della Dottrina Cristiana o Dottrinari (DC). Formata da presbiteri e fratelli, domanda ai suoi figli una profonda unione con Cristo “via, verità e vita” (Gv 14, 8), da realizzarsi attraverso l’osservanza fedele delle Costituzioni.
Carisma e spiritualità
Il carisma del Fondatore e dei primi confratelli appare ben evidenziato già in una delle prime regole: «Siano tutti ben radicati nella Dottrina Cristiana e nella carità; […] tutta la perfezione della nostra Congregazione ha come fondamento queste due virtù». Pertanto questo è il carisma Dottrinario: la vita fraterna in comunità in vista «dell’esercizio della Dottrina Cristiana», cioè dell’annuncio della Parola di Dio mediante una catechesi accessibile, comprensibile e vicina alla vita dei destinatari.
La Congregazione è segnata da una grande fiducia nella misericordia di Dio; si mantiene in uno stato di conversione permanente individuale e comunitaria; si alimenta con la contemplazione del mistero della croce in unione con Maria; riconosce nella pratica dell’ascesi un mezzo indispensabile di santificazione e di missione; sa trovare nella comunità religiosa e nella Chiesa locale le condizioni per giungere alla sua piena maturazione “secondo la misura del dono di Cristo” (Ef 4,7).
Il carisma Dottrinario, arricchito attraverso i tempi dalla testimonianza di confratelli illustri per santità e dottrina e, in alcuni, per la grazia del martirio, comporta un modo particolare di santificazione e di apostolato. Trova nutrimento e forza nell’ascolto della Parola di Dio: nella preghiera, nella meditazione e nello studio delle Sacre Scritture, nella conoscenza della Tradizione e del Magistero e nell’attenzione alle esigenze di verità e di vita racchiuse nel cuore delle persone.
L’attualità del carisma della Congregazione, evidenziata da numerosi documenti della Chiesa sul primato dell’evangelizzazione nella missione, da un lato fa essere riconoscenti davanti al Signore, dall’altro richiama alla gioiosa responsabilità di una conoscenza sempre più approfondita di questo dono in vista di un suo ulteriore sviluppo.
La Congregazione, sopravvissuta a dolorose vicende storiche, opera oggi in Italia, Francia, Brasile, India e Burundi.
La consegna di Paolo VI il giorno della beatificazione di padre Cesare (27 aprile 1975)
“Vogliamo parlare ai religiosi e ai preti dediti all’insegnamento della dottrina cristiana, cioè alla trasmissione della fede e della Parola di vita. Ricordiamo i catechisti, artigiani della prima evangelizzazione missionaria e tutti i giovani volontari che, sacrificando il loro tempo libero, si dedicano all’annuncio del Vangelo. Oggi a titolo specialissimo è la loro festa”.
“Ammiriamo l’idea, ammiriamo lo sforzo di questo nuovo Beato e del suo magistero, che intende divulgare e inserire nella mentalità comunitaria la schietta e genuina scienza della religione. È questo il metodo fondamentale e tradizionale per accogliere la Parola di Dio, la rivelazione per aprirle la ricerca delle sue stupende e inesauribili profondità, per riconoscerle la sua virtù illuminante e beatificante, rivolto alla carità e all’unità. Ed è metodo vivo, moderno, attuale”.(al “Regina Coeli” del medesimo giorno)
L’esercizio della Dottrina Cristiana nei secoli
Come affermano le Costituzioni del 1667 «il fine della Congregazione da sempre è stato e sempre dovrà essere quello di attendere costantemente alla propria e altrui salvezza soprattutto con l’insegnamento della Dottrina Cristiana secondo il catechismo romano». Il Caput Summum delle suddette Costituzioni al n. 1 specifica come dev’essere quest’esercizio della Dottrina Cristiana: «L’esercizio del nostro ufficio si divide in tre livelli, o specie di dottrine: dottrina piccola, media e grande. Questo metodo non solo ci è stato tramandato e prescritto dal Fondatore ma anche approvato e grandemente raccomandato dalla Santa Sede».
Lungo il corso dei secoli, in base alle esigenze dei tempi e dei luoghi, le attività che mettono in luce il carisma della Congregazione sono mutate: dalla predicazione spicciola e occasionale, alle missioni, alle scuole… Tutto quanto serve per far conoscere a ogni persona Gesù Cristo e la Dottrina Cristiana viene utilizzato dai padri. Questa convinzione è entrata nella tradizione dottrinaria, come dimostra il Caput Summum delle Costituzioni del 1667: «Nello svolgimento dei discorsi non siano proposte controversie, né sollevate questioni difficili o toccate novità dottrinali; invece siano frequenti i paragoni, gli esempi, scelti accuratamente; non vengano citati detti e fatti di scrittori pagani se non raramente e con somma prudenza, come pure le favole ed altre simili espressioni profane; non si facciano citazioni in greco o in ebraico, poche in latino e niente che non sia subito tradotto in lingua volgare e, se si tratta della Sacra Scrittura si aderisca al senso strettamente letterale. Non sia usato uno stile fiorito, raffinato e troppo ricercato, ma un linguaggio semplice e familiare, soprattutto pio ed idoneo a suscitare la devozione. Al termine si faccia una ricapitolazione per argomento delle cose dette e in tutto si segua il metodo di insegnamento che il Fondatore ha affidato attraverso i suoi scritti ed il suo esempio e raccomandato con le sue parole». Ed in altra parte si afferma: «La Congregazione assunse il compito di insegnare non solo nelle Chiese o nelle Basiliche delle città, ma anche in villaggi e cappelle rurali, nelle case private, nei campi, nelle cascine o nei borghi, sulle navi, nelle carceri, negli ospedali, durante i viaggi e passeggiate, nelle visite agli infermi ed agli amici; insomma dovunque e comunque veniva data occasione di evangelizzare».
Ecco alcuni ambiti in cui l’esercizio della dottrina cristiana, lungo il corso dei secoli, si è sviluppato e ha trovato conferma da parte della competente autorità.
A servizio della catechesi mediante il Compendio della Dottrina Cristiana, a cavallo tra ‘600 e ‘700
Sull’esempio di padre Cesare, che era convinto che il Catechismus ad parochos, voluto dal Concilio di Trento, era scritto per i preti e non direttamente per i fedeli, ai quali doveva essere adattato, anche i dottrinari basarono la loro attività catechistica studiando attentamente il Catechismo del Concilio di Trento e il modo di proporlo “su misura”, senza però perderne in efficacia. Per questo prendevano spunto dalle cose e dai fatti del giorno per far riflettere come modellare e arricchire la propria vita alla luce della Parola di Dio e del Suo amore. Ecco due esempi di dottrinari che scrissero Compendi della Dottrina Cristiana.
Nel 1704 il padre Boriglioni venne trasferito a Roma, nella piccola Casa, con annessa la chiesa di San Nicola degli Incoronati. Questa Casa fungeva dal 1659 anche come Casa della Procura Generalizia della Congregazione ed era l’unica casa dei Dottrinari a Roma. Fu soprattutto in questo periodo che padre Boriglioni scrisse il Compendio della Dottrina Cristiana. La sua struttura è molto semplice. La dottrina cristiana viene esposta in quattro parti: fede, speranza, carità e religione. Tutto è esposto sotto forma di domanda e risposta. Quest’opera ebbe ben 14 edizioni, con grande successo, in diverse parti dell’Italia. Con quest’opera, padre Boriglioni si inseriva nella tradizione catechistica della Congregazione della Dottrina Cristiana: la semplicità nell’esposizione, il rivolgersi al popolo semplice, la formulazione in domande e risposte.
Fra le opere catechistiche che il dottrinario di Sospello padre Ottavio Imberbi diede alle stampe, ricordiamo il libro “La Dottrina Cristiana secondo il metodo e la pratica dei Padri Dottrinari di Avignone”. Fu stampato a Viterbo nel 1710 e dedicato al cardinal Santacroce, vescovo di quella città. Ebbe molte edizioni in diversi tempi e in diverse città. Nel 1862 ci fu la 23° edizione e nel 1897 in Roma ci fu una ristampa con il titolo “Compendio della Dottrina Cristiana”. La prima volta che venne stampata questa “Dottrina” fu onorata delle sagge riflessioni di San Giuseppe Maria Tomasi, cardinale teatino ed era in uso in tutte le scuole pubbliche dirette dai Dottrinari.
A servizio della catechesi mediante le missioni popolari
Il Capitolo Generale della Congregazione del 1711 riconosce l’esperienza e il successo acquistato da padre Badou riguardo al suo modo di fare le missioni dottrinarie e l’incarica di redigere un piano sulle Missioni che potesse servire a tutta la Congregazione per rendere più uniformi e utili le missioni al servizio della Chiesa e delle persone a cui esse venivano rivolte. Nel 1716 padre Badou pubblica un libro di grande successo “Esercizi Spirituali con un Catechismo e Cantici per aiutare il popolo a profittare delle Missioni”. Il libro è un manuale a uso del Missionario; in esso si trova tutto ciò che bisogna fare, vi è una raccolta di preghiere, di cantici, di istruzioni a uso dei fedeli e soprattutto una specie di “Giornale della Missione”. Il suo libro è una missione viva; nella prefazione padre Badou afferma: «Io lo pubblico così come l’insegno». Ogni missione era formata da quattro o cinque dottrinari, uno dei quali era chiamato il “capo della Missione”. Le Istruzioni riguardavano essenzialmente due oggetti: la Penitenza e l’Eucaristia. Nel 1823 la “Biographie Toulousaine” presentava il padre Badou come il più illustre e il più santo dei Missionari del suo tempo.
A servizio della catechesi nelle scuole
Nel 1706, in preparazione dell’ingresso dei dottrinari a Civitavecchia, viene dato un memoriale sulla Congregazione al cardinal Santacroce. In esso si afferma che scopo della Congregazione è «di stabilire un collegio per l’educazione della gioventù, e l’istruzione della Dottrina Cristiana. L’istituto consiste nell’educazione della gioventù nei collegi, dove insegnano tutte le scienze; nel formare gli ecclesiastici nei seminari; nell’istruire ed eccitare alla pietà il popolo nelle missioni e nell’insegnare per tutto e ad ogni sorta di persone la Dottrina Cristiana con metodo così facile, familiare e fruttuoso che è singolare alla loro Congregazione e con quel felice successo che gli dà il Signore Dio spargendo sopra di essa copiose benedizioni».
Nel 1854 padre Meloccaro, in occasione della sua rielezione a Superiore Generale, scrive una lettera a tutti i confratelli incentrata sull’importanza dell’esercizio della Dottrina Cristiana per ogni dottrinario e afferma: «Le nostre Costituzioni altamente reclamano che se nei nostri collegi e nelle nostre scuole in corrispettività dei nostri impegni assunti debbono fiorire le scienze, la prima e principale cura per altro dei Precettori deve essere quella della Religione e della morale. Si è per questo che le medesime hanno saviamente stabilito che in ciascuna scuola abbiano luogo in ogni giorno lezioni e spiegazioni del catechismo..». E proseguendo avanti nella lettera, facendo riferimento al fatto che il Fondatore ci vuole “catechismo vivente”, afferma che una caratteristica importante per ogni dottrinario deve essere la semplicità nel parlare. In tal modo si raggiungono tutti gli uditori, a imitazione del Fondatore, il cui stile era familiare e semplice, «i suoi discorsi ben connessi, giudiziosi e pronunciati con grazia, erano ascoltati con piacere e profitto non solo dalla plebe, ma anche dalle persone dotte». Continua padre Meloccaro dicendo che i dottrinari, oltre alla guida del popolo di Dio con l’insegnamento della Dottrina Cristiana, devono anche esercitare tutti i ministeri inerenti allo stato sacerdotale, quali il predicare, ascoltare confessioni, dirigere Seminari, parrocchie, Missioni.
L’insegnamento scolastico non impedisce la Dottrina, anzi ne è un’occasione privilegiata. I collegi italiani continuarono a seguire la tradizione importata dai padri francesi: il tempo riservato all’insegnamento catechistico è maggiore che nei collegi di altri istituti; la disciplina più indulgente; gli insegnanti aperti, equilibrati ed umani.
A servizio della catechesi nelle parrocchie e nelle scuole di catechismo
Nel 1725 viene affidata alla Congregazione la cura pastorale della parrocchia di Santa Maria in Monticelli in Roma. Interessante notare che i dottrinari di Santa Maria, oltre a occuparsi della parrocchia, gestiscono una scuola e fanno catechismo nella Basilica di San Pietro; infatti ogni domenica cinque Padri andavano nella Basilica per mettere a disposizione della popolazione il loro carisma. Questa prassi durò fino al 1900.
Il travaglio del primo ‘900 e la ripartenza
Nel primo decennio del ‘900 la Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana stava vivendo un periodo tanto difficile che aveva indotto la Congregazione dei Religiosi a inviare un Visitatore Apostolico. Egli convocò tutta la Comunità e disse che a nome del Cardinal Vives-j-Tuto, Prefetto dei Religiosi, consegnava la direzione della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana a monsignor Angelo Struffolini, già Segretario Generale dei Dottrinari, vescovo di Ascoli Satriano, che, per questo motivo, rinunciava alla guida della diocesi di Ascoli Satriano per rimettersi a servizio della Congregazione a tempo pieno. Questi si mise subito al lavoro presentando l’elenco del Consiglio Generalizio e dei Superiori di tutte le Case i quali furono approvati dal Prefetto della Congregazione dei Religiosi. Il primo pensiero del nuovo Preposito Generale fu quello di dare incremento alla Casa di Formazione e alle Case di Noviziato. Favorì l’organizzazione dei Padri di fare “l’esercizio della Dottrina Cristiana” in diverse Chiese romane. Il papa Benedetto XV, in udienza privata, volle sapere da monsignor Struffolini come si stesse sviluppando la sua opera in favore della Congregazione e si rallegrò per l’iniziativa dei Catechismi e della nuova Casa di formazione. Il Padre Generale favorì anche la centralità di Roma e della Casa di Santa Maria in Monticelli costituendo un Centro Catechistico. In accordo con il Vicariato di Roma aprì le Scuole Catechistiche che funzionavano a San Giovanni in Laterano, a San Sisto Vecchio, al Quo Vadis e alla Chiesetta del Crocifisso al Ponte Quattro Capi. La “rinascita” della Congregazione ha avuto come priorità la formazione e la catechesi.