Dal 10 al 17 luglio, alla Cascina Archi di Murisengo (AL) si è svolto “Cesar-stock 24.1″. Uno dei partecipanti, G.L, racconta l’esperienza.

A Murisengo (AL), presso la Cascina Archi, si è svolto in luglio “Cesar-stock 24.1”: per la terza volta ragazzi e ragazze provenienti da Vittoria, Salerno, Roma, Vigevano e Torino si sono incontrati per vivere un’esperienza sulle orme di San Cesare.
Le giornate iniziavano con i canti e la preghiera, poi si faceva colazione insieme, cambiando il posto a tavola per conoscere meglio tutti i partecipanti. Dopo colazione era tempo di lavoro: pulizia del casale, cucina, lavaggio delle stoviglie e animazione della liturgia e del momento di animazione comunitaria serale; durante il pranzo il gruppo che quel giorno si occupava della cucina serviva a tavola gli altri.
Nel pomeriggio, lavoro in gruppi e poi individuale, con un breve momento di deserto, quindi riflessione e preghiera sulla giornata e sul tema del giorno. A questo seguiva la condivisione, organizzata in gruppetti più o meno per fascia d’età; un ottimo modo per partecipare, dire la propria opinione, aprirsi con altre persone e ottenere importanti spunti di riflessione nell’ascolto degli altri.
I temi delle giornate erano vari: attività più “statiche” e riflessive si alternavano con giochi di ruolo – attraverso il gioco è più facile immedesimarsi in situazioni determinate e prendere coscienza di se stessi –, senza omettere tempi per la riflessione o per accogliere testimonianze.
Ne abbiamo ascoltato diverse, la più impattante è stata quella di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Le testimonianze avevano come focus il tema della scelta: chi è intervenuto ha cercato di raccontare come fosse giunto a prendere le proprie strade, come avesse capito che quella era la sua vocazione.
Testimonianze che hanno lasciato un segno in ciascuno, come è risultato evidente soprattutto nei momenti liberi, dove si continuava a discutere in maniera costruttiva.
Dopo sette giorni la sensazione che più è rimasta impressa è l’importanza del “noi”, dello stare insieme. Se ne è avuta conferma nelle verifiche finali, dove più volte è stato ripetuto quanto l’esperienza Cesar-stock sia fondamentale per poter affrontare con lo spirito giusto questioni importanti rispetto a ciò che leggiamo e vediamo sui social; un gruppo del genere porta ad avere un sorriso sul volto.
L’importanza del non essere soli è stata al centro anche di tutte le testimonianze; oltre a sottolineare che da soli non si va lontano, i nostri ospiti ci hanno raccontato l’importanza della condivisione, la forza che si può dare al compagno quando ne ha bisogno, sicuri che se ne avessi bisogno tu, lui farebbe lo stesso.
È come se avessero ripreso il testo del canto … «è più bello insieme, è un dono grande l’altra gente, è più bello insieme».
C’è stata grande condivisione non solo nella riflessione, ma condivisione della persona, dare un po’ di sé agli altri e gioire con loro. Questo ha fatto sì che al termine della settimana abbondassero le lacrime di felicità, ma anche di malinconia; non si è tutti vicini di casa, vorresti prolungare l’esperienza, perché è una bolla felice dove si sta bene e si può essere migliori.
L’impegno è di portare tutto ciò che c’è all’interno di questa “bolla” nella vita quotidiana, vivere quella bontà e quel servizio quotidiano di cui bisogna essere testimoni nel mondo “reale”.