Nel Venerdì Santo, che quest’anno cade il 15 aprile, festa del prossimo Santo Cesare de Bus, offriamo alla meditazione il racconto dell’ultimo Venerdì Santo vissuto da Cesare narrato dal suo infermiere, padre Antonio Larme, in sede del Processo di beatificazione.
Il Venerdì Santo, trovandomi nella stanza del padre a sua insaputa, osservai i suoi occhi rivolti verso l’alto, lucidi e splendenti come due stelle. Siccome questa luce non cessava fui preso da un’ammirazione così grande che non mi accorsi di come sia poi scomparsa.
Ancora quel venerdì, Egli, con una certa contentezza e un’insolita gioia di spirito disse: “Ora veramente la mia anima ha sete di Te, o Dio, fonte viva, e questa è la sete che mi brucia di più”.
Quindi, con lo sguardo e le mani rivolte al cielo, supplicava: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera!”.
E siccome ripeteva moltissime volte questa invocazione, io gli domandai perché ripetesse insistentemente “Resta con noi…”. “Perché – rispose – il giorno volge al tramonto; i miei giorni son passati per cui desidero intensamente che il Signore resti con me”.
Similmente, conversando con il Padre mi disse: “La santità di chi soffre qualcosa per amore di Dio è grande; io però non ci sono mai arrivato. Almeno desidero ardentemente compiere la volontà di Dio. Infatti, tutto quello che Egli promette, anche in misura minima, è così bello e desiderabile che non si può descrivere, né conoscere se non da chi lo ha sperimentato. E colui che lo ha provato non può desiderarlo con fervore. Allora per esperienza si vedrà che i dolori di questa vita non sono paragonabili alla gloria futura che si realizzerà in noi”.
Durante il giorno il Padre spessissimo pregava con l’invocazione: “Santa Maria, Madre della grazia”. poi, dopo un breve intervallo, innanzava verso l’alto gli occhi e le mani giunte esclamando: “O buon Gesù, o buon Gesù!”. Altre volte implorava: “Quando Ti vedrò Signore? Quando Ti vedrò?”.
Sempre di venerdì, il P. Cesare de Bus, prevedendo che la sua morte sarebbe avvenuta la prossima domenica di Pasqua, mi confidò: “Lo spazio di due giorni non è poi molto; e per morire si richiederanno pochissime cose: quel po’ di sudore che mi verrà basterà perché si dica: “Sia fatta la Tua volontà”; ci sarà poi un leggero sospiro e l’anima volerà verso Dio”.
Tutto ciò accadde esattamente come lui aveva predetto. Infatti morì la domenica di Pasqua, due giorni dopo questa predizione.
Al momento dei suo decesso gli venne un po’ di sudorazione, poi, con un leggero sospiro, si addormentò per sempre.
Ancora il venerdì mi disse: “Sono proprio contento di essere deposto per primo nel sepolcro nuovo che abbiamo appena fatto allestire. Del resto, è giusto che ci vada per primo, essendo il più vecchio e il meno utile di così grande incomodo”.
Verso la sera dello stesso giorno, pronunciò ancora l’invocazione: “Come il cervo desidera ecc…”, quindi con volto contento e con le mani alzate domandava: “Quando verrò? Quando verrò?…”. poi a mani giunte, con fervore ardente, pregava: “Accoglimi, o Dio, Accoglimi, o Dio”.