p. Sergio La Pegna, dc, Superiore Generale
Carissimi, l’Anno Santo è iniziato, segno di pace e di speranza in un mondo in cui purtroppo le guerre continuano a essere presenti ovunque. In questo anno, ci accompagna la croce ufficiale del Giubileo, realizzata in legno e lavorata a mano dal maestro artigiano e falegname Riccardo Izzi. Essa presenta sul lato principale la raffigurazione del Cristo glorioso, segno di Speranza per il mondo, in un tempo di grandi crisi globali, in cui gli uomini e le donne esprimono in tutti i modi l’estremo bisogno di poter sperare. Dall’altro lato della croce c’è il logo ufficiale del Giubileo 2025, simbolo di speranza per i fedeli provenienti da tutto il mondo.
Insieme a quanto il Papa e i nostri Vescovi ci stanno offrendo per ben vivere questo tempo di grazia, desidero offrire alcuni spunti “dottrinari”, richiamando alla memoria i due Anni Santi vissuti da san Cesare e cioè quello del 1575, anno della sua cosiddetta “conversione”, e quello del 1600, anno in cui i Dottrinari ricevono ufficialmente la casa e la chiesa di San Giovanni il Vecchio ad Avignone.
Lasciamo la parola a p. Larme che così racconta l’evento accaduto a Cesare nel 1575 mentre si trovava ad Avignone per il Giubileo: “Un giorno, cedendo alle insistenze degli amici, si sente in obbligo di recarsi ad un ballo. A mezzanotte, di ritorno verso casa, davanti al monastero di Santa Chiara, intese le monache cantare i salmi. Si arrestò allora, ed esclamò: Queste giovani vergini vegliano per lodare Dio, tu invece corri per gravemente offenderlo. A tali parole, provò un dispiacere così vivo, che subito si inginocchiò davanti alla porta della chiesa del monastero e, a mani giunte, implorò perdono a Dio per i suoi trascorsi. Fece quindi il proposito di rinunciare per sempre alle vanità della vita e di consacrarsi definitivamente al Signore”. Il giorno dopo, in occasione dell’Anno Santo, fece la sua confessione generale con il gesuita padre Pierre Pequet e manifestò la sua ferma volontà di vivere per il Signore. Tale episodio, unito a quanto vissuto in precedenza grazie all’aiuto di Antonietta Reveillade e Luigi Guyot, manifestano che, in san Cesare, fu vivo il desiderio di accordare la sua vita alla sua fede. Questa preoccupazione di rettitudine a se stesso e a Dio segna profondamente la spiritualità del Fondatore.
Anche per noi il Giubileo può essere la preziosa occasione per avvicinarci sempre più al Signore Gesù, per ricordarci sempre che la nostra meta è una: l’incontro con Lui (cf. Spes non confundit n. 5). Certo, lo sappiamo! Ma spesso ci lasciamo prendere da altre faccende e impegni che ci fanno dimenticare questa verità fondamentale. Vale prima di tutto rivolto a noi, l’invito ad abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandoci al Sacramento della Riconciliazione, “insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione” (Spes non confundit n. 5).
Per san Cesare, l’Anno Santo del 1600 giunse in un periodo pieno di sofferenze, e non solo fisiche. La comunità era appena entrata nel monastero di San Giovanni il Vecchio e alcuni ecclesiastici tentarono di farla uscire, non ritenendo la nuova Congregazione un vero Ordine Religioso. In tale contesto, papa Clemente VIII, grazie alla mediazione del card. Tarugi, il 30 agosto 1600 inviò da Roma un Motu Proprio con il quale affidava a san Cesare la casa e la chiesa di San Giovanni il Vecchio. Tale evento, nell’Anno Santo del 1600, diede un grande incoraggiamento a san Cesare e ai suoi primi compagni. E così, anche se formata da pochi membri e disponibile di pochissime entrate, la Congregazione nacque nella povertà e fragilità ma con il grande desiderio di trasmettere il tesoro della Dottrina Cristiana. Da questa casa di San Giovanni il Vecchio, che rimase punto di riferimento e casa-madre per i Dottrinari fino alla Rivoluzione Francese e dove san Cesare morì e fu sepolto fino al 1836, la vita e la missione della Congregazione cominciarono a prosperare. La fama dell’Istituto si diffuse rapidamente e molti cardinali e vescovi scrivevano a san Cesare chiedendo con insistenza di fondare nella loro Diocesi una “Casa della dottrina cristiana”. Questa è stata una grazia speciale dell’Anno Santo per san Cesare e per la Congregazione dei Dottrinari che è iniziata a svilupparsi in Francia non per i grandi mezzi economici di cui disponeva ma per il forte desiderio di fare “l’esercizio della Dottrina Cristiana”.
Carissimi, l’Anno Santo sia anche per noi occasione per confidare sempre più nella Divina Provvidenza. Chiediamo al Signore la “grazia di San Giovanni il Vecchio”, cioè il dono di essere degli autentici discepoli del Signore Gesù con la passione per la catechesi. Buon Anno Santo a tutti.